Torino, una città da cantare














di Alessandro Zopegni

Torino non ama cantarsi addosso.

Napoli sì, si fa canzone ovunque anche fischiettando, anche battendo le mani; non c'è neanche bisogno di citarla per riconoscere che la stai chiamando a nota.
 
Roma condivide la sorte, condivide la strofa, il ritornello declinato in stornello; viene nominata come luogo dell'anima, del gioco, Roma si ringrazia, Roma gli si chiede di non tirare scherzi, Roma è l'ottava nota.

Poi c'è Bologna che insieme a Milano trova citazioni, artisti che la fanno immaginare tra un portico e una piazza, tra una nebbia e una via popolare, e capisci che vengono da lì.

Genova, la Lisbona italiana, va oltre, diventa inno, lascia che gli elementi si confondano tra una città che si inerpica e il suo mare pronto a sostenerla, come ci ricorda anche una sua voce ammonitrice: "..chi guarda Genova sappia che Genova si vede solo dal mare...".

Di Torino e per Torino non si riconosce un ritmo, uno slancio di note, un'armonia che sappia ricordare la sua presenza.

Pochissimi gli esempi che si possono citare a tentativo di metterla in musica: quello del milanese Vecchioni e quello del romano Venditti.

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