di Pietro Giorgio Carena
Agape è l’amore disinteressato, proprio della fraternità e della famiglia. Quel senso di solidarietà che più che “comunità” richiama il senso del cum sortium, la condivisione del caso che attraversa le nostre vite e le nostre strade.
Strade su cui ci spostiamo, per vivere, per incontrarci, per lavorare, per aiutarci.
Il senso della connessione è la base stessa di quella di Città.
Non un insieme di monadi, ma l’interazione pulsante di case, di famiglie, di amicizie. Una città è fatta di bellezze e di orrori, di punti di sollievo e di orrore.
A ogni livello, la gestione della città, della polis, la politica insomma, corre e si inceppa nelle nostre strade.
Siamo annodati fra di noi, in un insieme pulsante di vene che scorre e si infartua a seconda della regolarità che riusciamo a dare ai nostri spostamenti.
Le nostre strade sono i vettori della nostra vita. Dei nostri incontri; talvolta anche dei nostri incidenti più tragici e inaspettati.
Pensiamo a una città come Roma. Chi la conosce, la ama. Ma chi la ama la soffre, soprattutto per i suoi problemi asfissianti di trasporti interni perennemente intasati.
Una vita che scorre è la base di una città vivibile.
Prendiamo Milano, per esempio. Una città che i non Milanesi amano di meno, ma a cui tutti riconoscono istintivamente una maggiore vivibilità, una civiltà respirabile nel suo scorrere quotidiano
Non un insieme di monadi, ma l’interazione pulsante di case, di famiglie, di amicizie. Una città è fatta di bellezze e di orrori, di punti di sollievo e di orrore.
A ogni livello, la gestione della città, della polis, la politica insomma, corre e si inceppa nelle nostre strade.
Siamo annodati fra di noi, in un insieme pulsante di vene che scorre e si infartua a seconda della regolarità che riusciamo a dare ai nostri spostamenti.
Le nostre strade sono i vettori della nostra vita. Dei nostri incontri; talvolta anche dei nostri incidenti più tragici e inaspettati.
Pensiamo a una città come Roma. Chi la conosce, la ama. Ma chi la ama la soffre, soprattutto per i suoi problemi asfissianti di trasporti interni perennemente intasati.
Una vita che scorre è la base di una città vivibile.
Prendiamo Milano, per esempio. Una città che i non Milanesi amano di meno, ma a cui tutti riconoscono istintivamente una maggiore vivibilità, una civiltà respirabile nel suo scorrere quotidiano
Torino è una grande città, che non sa di esserlo. Che non ci crede.
Troppo annodata su sé stessa; troppo rassegnata sulle proprie lentezze.
Torino può credere.
Specialmente noi, i Torinesi del nord. Un’ora dal centro di Milano, o poco più. Due ore dal confine più vivace d’Italia, o poco meno.
Dobbiamo crederci.
Il nodo è una connessione, ma anche un intoppo. E anche il nome di un cammino che vale più di un kilometro, e più di un miglio. Un nodo è un miglio che scorre sul mare.
Nodo Agape. Un consorzio di persone che ragionano su sé stesse. Su di loro insieme. Sulla storia comune. Su un comune futuro.
Troppo annodata su sé stessa; troppo rassegnata sulle proprie lentezze.
Torino può credere.
Specialmente noi, i Torinesi del nord. Un’ora dal centro di Milano, o poco più. Due ore dal confine più vivace d’Italia, o poco meno.
Dobbiamo crederci.
Il nodo è una connessione, ma anche un intoppo. E anche il nome di un cammino che vale più di un kilometro, e più di un miglio. Un nodo è un miglio che scorre sul mare.
Nodo Agape. Un consorzio di persone che ragionano su sé stesse. Su di loro insieme. Sulla storia comune. Su un comune futuro.
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