Reduce Olimpico















di Pietro Giorgio Carena

Sono un utente GTT evolutissimo (cliente no. Utente va benone).

Alla fermata del Fiochetto, direzione sud, consulto l’app. Il mio Otto sta scendendo con sicurezza via Bologna, arriverà fra nove minuti. Adesso è a Ponchielli.Bene, penso ad altro. Cinque minuti dopo controllo. Il mio otto sta scendendo con sicurezza via Bologna, arriverà fra otto minuti, è a Pacini. Perbacco.
Seguo l’incedere del mezzo, come si fa con un vecchio filmato di Dorando Petri, il mitico maratoneta di Londra, un secolo fa.
Il tempo passa, e per lui passa di meno. Cinque minuti per lui sono uno. A un certo punto si affaccia.
E’ un macinino grigio, vecchissimo, piccolo che stringe il cuore.
Arriva a rotoloni fino alla mia fermata. Numero 2311. Targa CW.
Arriva stracarico, ovviamente. E stramazza, come sotto il peso di una croce.
Spegne e riparte.
Passa bene la stazione di Porta Palazzo.
Ma a Garibaldi cede per la seconda volta, come in un percorso quaresimale. Spegne di nuovo il motore. Il quale tossicchia.
Poi spegne di nuovo, e poi riparte.
Monte di Pietà. Cede per la terza volta.
Vedo che siamo stati raggiunti dal suo più giovane e robusto successore, e scendo.
Naturalmente rimango bloccato con tutti i mezzi su via Milano. Il macinino grigio, ha le luci d’emergenza, poi le spegne e il serpentone si rimette in moto, dietro di lui.
A Siccardi stessa cosa. Ma ormai siamo abituati tutti, e aspettiamo che riparta. Arriva al capolinea e si ferma cavallerescamente prima della fermata, in modo che noi possiamo passare. “GTT” cioè fuori servizio.
L’autista apre un cofano laterale, ma forse solo per spiegare che non riparte più.
Guardo lo scatolino grigio con tenerezza e ammirazione.
Fu immatricolato nel 2005. Anno delle Olimpiadi.
Me lo immagino giovane e modernissimo nella Torino di allora.
Spero non riparta mai più.
Gli sia lieve la pressa, dello sfascia carrozze.

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