La sera dei piccoli fuochi








di Alessandro Zopegni


Ho subito pensato al modem malfunzionante, poi al contatore saltato, e infine a qualche vicino esasperato dal mio pianoforte elettrico al punto da fare saltare tutta la corrente al condomino.

A dispetto immagino, forse con ragione, sembrandomi tutte e tre le opzioni possibili, ma, in realtà, alle 11,35 del 28 aprile 2025 la corrente elettrica non solo ha smesso di fare funzionare Lisbona, ma tutto il Portogallo e la Spagna.

Una cosa mai vista, almeno per me, e nella prima ora senza conseguenze: il telefonino e internet funzionano, non devo andare a lavorare, non manca nulla in casa, la televisione la guardo raramente. Ho anche una chitarra che non richiede corrente, i vicini li frego lo stesso.

Mi metto, così, a cercare notizie sul telefonino: parlano di blackout totale, "apagão" in portoghese. La situazione comincia a prendere una piega meno serena, mi ricordo che c'è lo sciopero dei treni (a Lisbona fondamentali per spostarsi) mentre la metro, ormai chiusa, vede i vigili del fuoco impegnati a fare uscire chi è rimasto bloccato nei mezzi.

La città si ferma, passano solo più gli autobus, mentre Uber si eclissa, impotente, lasciando solo ai taxi la possibilità di lavorare. È il loro giorno, la loro vendetta.

Il traffico comincia a farsi sentire dai clacson generosamente usati. Senza semafori accesi è comprensibile, e comunque io ho ancora il 50% di batteria del telefonino e un computer e un tablet ancora a piena energia.

Per quante ore possa durare questa situazione, posso tecnologicamente resistere.

Chiamo i miei, un po' preoccupati, ma calcolo che alla prossima telefonata sarà tutto a posto. Controllo, ho ancora il 45% di batteria,

Mi viene un po' fame e avendo preparato le scorte per la settimana, apro il frigo, ancora normalmente fresco nonostante sia spento. Nulla che mi preoccupi, mancherà poco in fondo, prendo cosa mi necessita, prendo anche una padella e la metto sul gas. Ma non si vede nessuna fiamma, perché il fornello, seppure a gas, ha l'accensione elettrica.

Esito sul da farsi, non fumo più da anni e non ho accendini a portata di mano. Ah ricordo, uno c'è, quello lungo per accendere candele e caldai, e, forse, una scatola di fiammiferi da qualche parte. Forse.

Trovato, ci provo, funziona, ho il gas e un pasto caldo. Orgoglioso della mia capacità di risolvere un problema pratico, rifletto su cosa è accaduto: sono uno dei pochi, tra i miei amici, che ha ancora il fornello a gas. Tutti gli altri hanno l'induzione, che io vorrei tanto avere, ma che non ho e oggi mi va bene così.

Intanto whatsapp diventa vivace, frenetico, incontrollabile e cominciano a uscire tutte le notizie possibili sull'accaduto: è stato un deltaplano caduto in Francia a fare non si sa cosa (obiettivamente, inverosimile), è stato un cyberattacco (obiettivamente, verosimile); forse Putin, che criminale è, forse un più razionale calo improvviso di corrente che a cascata ha portato un'intera penisola a rimanere ferma, sta di fatto che faccio appena in tempo a scrivere ai miei amici di tornare in qualche modo a casa perché si rischia che la rete e la possibilità di comunicare venga compromessa, che, guarda lì, guarda là, guarda giù, la Rete non c'è più.

Stop. Silenzio. Invio dei messaggi impossibilitato.

E adesso?

Sono al 40%, metto in risparmio energetico il telefonino, Putin vienimi a prendere, mi trovi al parco sotto casa. Affollato come un giorno festivo, con le strade dove la gente cammina credo senza una meta precisa, mentre il traffico è paralizzato, in attesa che ognuno si dia la precedenza.

I supermercati chiudono, mentre i chioschetti e le padarie vendono ciò che è vendibile, ma devi pagare in contanti, che qui neanche mi ricordavo esistessero.

Al parco si respira un'aria più serena, la gente si sta rilassando, i ragazzi riescono a vivere senza cellulare, forse per loro è la prima volta, se lo ricorderanno.

Io mi metto in fila per un gelato, rammentando quei cinque euro cartacei che avevo nascosto nel portafoglio dall'ultima vacanza italiana.

Mi metto al sole, cercando e trovando una certa serenità. Sei bella Lisbona, un giorno Venditti te lo canterà.

Mia madre mi ricorda che abbiamo ancora un canale di comunicazione dato dalla sim Italiana, ancora attiva per le sole chiamate. Siamo appena al 39% di carica e le informazioni che ricevo sono contradditorie, non si sa cosa sia realmente accaduto, ma parrebbe che in Francia si sia già normalizzato tutto. Bene, torno a casa, lasciando la città al suo destino.

Ben protetto dalle mura domestiche, faccio il punto della situazione.

Ho cibo, ma non so per quanto mantenuto fresco dal frigo, alcune bottiglie di acqua, tre candele, nessuna torcia (messo l'appunto di comprarla). Mi preoccupa di più il congelatore, lì ho scorte che mi dispiacerebbe se andassero perse.

Il cellulare sta mantenendo la carica.

Mi sembra una condizione invidiabile, a tal punto che lascio ad altre attività prendere spazio nella mia giornata.

E aspettiamo, e aspettiamo, e aspettiamo, anche solo un segno di civiltà, un piccolo sussurro del modem, un fugace momento per ricaricare i dispositivi.

Comincia a calare il sole, ho tre candele, il gas, la casa si affolla, comincio a spadellare. Offro cibo a lume di candela, strategia poco razionale nel lungo periodo.

Nel frattempo, dall'Italia mi giunge la notizia che la luce sta tornado in Spagna e in qualche zona del Portogallo. Siamo quattro in casa ora, inspiegabilmente non vogliono che tocchi la chitarra.

29% di ricarica a dominare il futuro.

Ops, la luce torna nel condominio di lato.

Perché loro e non noi?

Li guardiamo con invidia, ma soprattutto con sospetto.

Anche l'edificio di fronte si illumina.

Dai manca poco, auspichiamo, ed è già tornato internet: che non dice nulla di più di quello che già sapevamo.

Mentre la chiacchera continua e la candela annuncia la sua prossima dipartita, la vediamo improvvisa scagliarsi su di noi la luce potente della casa.

Una vera epifania di volt, watt, joule che permettiamo generosamente di avvolgerci, quasi di abbracciarci, prima di congedarci, lasciando in sospeso l'unica riflessione possibile che questa avventura potrebbe indurre a fare: come sarebbero andate le cose se il blackout fosse durato di più?

Domani un altro giorno.

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